Il delfino è diventato trota! (la definizione non è mia, ma di Filippo Ceccarelli, giornalista di Repubblica).
Dopo che è stato creato ad hoc dalla Lega l' "Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia del sistema fieristico lombardo" che dovrebbe vigilare sull' Expo 2015 di Milano, nel cui consiglio direttivo è stato infilato Renzo Bossi, figlio di Umberto, per la bellezza di uno stipendio da 12'000 euro al mese, ora il partito padano per eccellenza candida la trota (la definizione non è mia, ma del padre) come candidato alle regionali per la città di Brescia.
Ma non tutto il movimento padano ci sta.
Ebbene sì, i leghisti bresciani si stanno ribellando a questa candidatura (per 8.000 euro al mese), quasi un'investitura dall' alto in stile celtico-medievale.
Il ballo dei pezzenti, mi verrebbe da pensare. E invece no, qua non si balla, questa è guerra.
Bossi jr rappresenta il candidato ideale e prototipico della Lega versione nuovo millennio: ignorante (ricordiamo: maturità tentata 3 volte); uso alle procedure politiche tipiche della Roma Ladrona tanto accusata di favoritismi e raccomandazioni negli anni '90 dal suo stesso partito (famosa, tralaltro, una sua foto con maglietta colore verde raffigurante dito medio alzato e scritta "schiavi di Roma, mai!"... sèm a pòst); xenofobo (basti che gli è stato attribuito un simpaticissimo giochino chiamato "rovescia il barcone", o qualcosa di simile, il cui scopo era "impedire" l'ingresso di extracomunitari nel territorio italiano.
Le fazioni sono due quindi:
Bossi jr vs Leghisti bresciani.
Il futuro vs la tradizione.
Come finirà?
Non vedo l'ora della prossima puntata.
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